Interview in Corriere della Serra, March 27 2008, with Mariela Castro.
Socialism, but with fewer prohibitions.
The daughter of Raul Castro, sexologist and writer, “we still
need an Italian Renaissance for
To be the daughter of Raul Castro and calmly say: “The Cuban ‘exit permit’ should be abolished, the hotels should not be reserved exclusively for tourists, we need to guarantee free access of everybody to electronic instruments…” Certainly, these have been ‘necessary prohibitions’, but as conditions make it possible they should be removed. “Disagreeents with my father? I have had them since I was a child [laughs], in everything from the way to set the table to political issues.” But they have not been [about] fundamental questions. “Today, he is my main ally”.
Mariela Castro Espin, the Lively Face of Cuban Socialism. Fidel’s niece, second child of the present President, as a child she read Heidi, she recalls, “well, my mother gave me a book about Leonardo da Vinci which I liked very much”. On the other hand the biography of Garibaldi her father gave her stayed on the shelf; rather she used to watch Charlie Chaplain films with him. Today, at 45 years of age with three children, Mariela is a sexologist committed to the rights of homosexuals and trans[gendered people], and directs the National Center for Sex Education (CENESEX), writes textbooks on puberty and has a great admiration for Roberto Benigni: “I adore his film ‘Life is Beautiful’, but also [I adore] him as a person. I would like his message to get out “. Waiting for the reply, she is planning to go and see “Calm Chaos” [Caos Calmo], in her list of favorites is also Nanni Moretti, “In ‘The Son’s Room” I cried as if it were my own child”.
Her second husband was a photographer from
What got you interested in these subjects?
“At the Faculty of Pedagogy I specialized in the pre-school age. My mother Vilma [Espin, Cuban pioneer in the field of women’s rights, who died in 2007] had for some time been working on the subject of sex education, and so gradually I got interested in it also.”
With Cenesex you have achieved objectives which are also
claimed by some Italian organizations, such as guaranteed hormonal
treatments by public health facilities. What obstacles did you run into? Could
it be said that
“I would say that
What does your father think of your activities? Does he advise you?
“Many years ago, at a Congress of Cuban Women, my father said publicly that my mother had helped a lot to change his [own] mentality. He told me always to proceed as Mama did, with respect, sensitivity. Without fighting [with people]. So that is what I have done.
What kind of president will your father be?
Seen from
“The changes in
But anyway they are different persons.
“Certainly they have different personalities. Fidel gives long, deep philosophical speeches. My father is more rapid, and long speeches make him nervous. Fidel is looking at the final objective, he never loses sight of the strategic perspective. Papa transforms it into a palpable reality, in day to day steps. They complement each other.”
Since Fidel got sick in July 2006, it would appear that a whole range of different opinions have arisen. Is the country opening itself up to criticism?
“But we Cubans are always very critical with
Interviewer Alessandra Coppola, March 27 2008
Essere la figlia di Raúl e dire tranquillamente: «Il "permesso di uscita" da Cuba andrebbe abolito; gli hotel non dovrebbero essere riservati solo ai turisti; bisognerebbe garantire libero accesso a tutti gli strumenti elettronici...». Certo, sono state «proibizioni necessarie», ma appena ce ne saranno le condizioni potrebbero essere rimosse. «Contrasti con mio padre? Ne ho avuti sin da bambina — ride — su tutto: da come si apparecchia la tavola alle vicende politiche». Ma non sulle questioni di fondo: «Oggi è lui il mio principale alleato».
Mariela Castro Espín, il volto vivace del
socialismo cubano. Nipote di Fidel, secondogenita dell'attuale
presidente, da bambina leggeva Heidi, racconta, «mia madre poi mi diede un
libro su Leonardo Da Vinci che mi piacque moltissimo». La biografia di
Garibaldi di papà, invece, rimase sullo scaffale, con lui piuttosto guardava
i film di Charlie Chaplin. Oggi, 45 anni e tre figli, Mariela è sessuologa
impegnata per i diritti di omosessuali e trans, dirige il Centro nazionale
di educazione sessuale (Cenesex), scrive testi sulla pubertà e ha una grande
passione per Roberto Benigni: «Lo adoro, il suo film La vita è bella,
ma anche lui come persona. Vorrei che questo messaggio gli arrivasse... ».
In attesa di risposta, ha in programma di andare al cinema a vedere Caos
Calmo: nella lista dei preferiti c'è pure Nanni Moretti, «nella
Stanza del figlio ho pianto come se il figlio fosse mio...».
Il secondo marito fotografo palermitano («Ma italiani e cubani, tutti
machistas — ride —, stessa cultura latina...»), Mariela nel nostro Paese è
di casa: «Ah, il David di Michelangelo... Mi piacerebbe che il socialismo
cubano fosse come il Rinascimento, un rinascimento in tutti i sensi: quello
che è mancato all'esperienza del socialismo...». L'ultima occasione per
superare l'Oceano e atterrare ieri a Malpensa è la Fiera internazionale del
libro per ragazzi che apre il 31 a Bologna, dove presenterà Cosa succede
nella pubertà? (tradotto in italiano da Giunti).
Da dove viene il suo interesse per questi
temi?
«Alla Facoltà di Pedagogia mi occupavo di età prescolare. Mia madre Vilma (pioniera
a Cuba nel campo dei diritti delle donne, morta nel 2007, ndr) aveva avviato
da tempo un lavoro sull'educazione sessuale, progressivamente me ne sono
interessata anche io».
Con il Cenesex ha raggiunto obiettivi che
anche associazioni italiane reclamano, come le cure ormonali garantite dal
servizio sanitario pubblico. Quali ostacoli ha incontrato? Si può dire che
Cuba è un Paese omofobico?
«Io direi che a Cuba c'è un'omofobia light,
non aggressiva, non si hanno casi di persone uccise o picchiate perché gay,
come succede in Europa o negli Usa. C'è stato un periodo più difficile negli
anni '60-'70, è vero, quando però c'era un rifiuto dell'omosessualità in
tutto il mondo. Poi a partire dal lavoro sui diritti delle donne si è
arrivati a riconoscere anche il diverso orientamento sessuale».
Suo padre che cosa pensa della sua attività?
Le dà consigli?
«Molti anni fa, a un Congresso delle donne cubane mio padre disse
pubblicamente che mia madre lo aveva aiutato molto a cambiare mentalità. E
che anche io lo avevo aiutato... Mi dice sempre di procedere come faceva
mamma: con attenzione, rispetto, delicatezza. Senza strappi. Così ho fatto».
Che presidente sarà suo padre? Visto
dall'Europa, rispetto al fratello sembra dare segnali di apertura. Nel
discorso di insediamento, lo scorso 24 febbraio, ha accennato alla riforma
monetaria e alla rimozione di molte proibizioni...
«I cambiamenti a Cuba ci sono dal primo gennaio '59, è l'Europa che non se
ne accorge. Cuba è un Paese in rivoluzione, in cambiamento costante. Le
trasformazioni di questo periodo non dipendono dal cambio di presidente,
Fidel continua a essere il comandante e tutte le decisioni sono prese con
lui».
Ma si tratta comunque di due leader diversi...
«Certo, hanno personalità distinte, Fidel fa discorsi lunghi, profondi,
filosofici. Mio padre è più rapido, i discorsi lunghi lo innervosiscono.
Fidel guarda all'obiettivo finale, non perde mai la visione strategica. Papà
la trasforma in realtà palpabile, in passi quotidiani. Sono complementari».
Già dalla malattia di Fidel, nel luglio 2006,
sembra essersi schiuso uno spiraglio per opinioni diverse. Il Paese si sta
aprendo alle critiche?
«Ma noi cubani siamo molto critici con Cuba! Non è vero che non c'è libertà
di espressione! Forse sì, adesso più di prima, la gente pensa che la propria
opinione meriti di essere ascoltata e parla. Anche io considero diritti
costituzionali poter andare in un hotel (come aveva rivendicato, con
scandalo, uno studente universitario davanti al presidente del Parlamento
Alarcón,
ndr), avere accesso a computer e apparecchi elettrici, abolire il "permesso
di uscita", risolvere il problema della doppia moneta... Il punto è che a
Cuba c'è la volontà politica di riconoscere gli errori e di avanzare senza
perdere di vista l'essere umano e le sue necessità. Lo spazio per discutere
e proporre c'è, nella cornice del socialismo. La maggioranza dei cubani
vuole che si mantenga il socialismo, ma che sia gestito meglio. Come ogni
Paese, dobbiamo trovare la nostra via...».
Alessandra Coppola
27 marzo 2008
31-03-2008 |
Entrevista con Mariela Castro, hija de Raúl, sexóloga y escritora
«Socialismo, pero con menos prohibiciones»
Alessandra Coppola
Corriere della Sera
Traducido por Juan Vivanco |
Ser hija de Raúl y decir tranquilamente: «Hay que suprimir el permiso de salida de Cuba; los hoteles no deberían estar reservados a los turistas; habría que garantizar el acceso libre a todos los aparatos electrónicos…». De acuerdo, han sido «prohibiciones necesarias», pero en cuanto se den condiciones podrían suprimirse. «¿Diferencias con mi padre? Las he tenido desde niña —ríe— en todo: desde cómo poner la mesa hasta los asuntos políticos». Pero no sobre las cuestiones de fondo: «Hoy es mi principal aliado».
Mariela Castro Espín, la cara jovial del socialismo cubano
Sobrina de Fidel, segunda hija del presidente actual, cuando era niña leía Heidi; cuenta que «después mi madre me dio un libro sobre Leonardo da Vinci que me gustó muchísimo». La biografía de Garibaldi de papá, en cambio, se quedó en el estante, con él más bien veía las películas de Charlot. Hoy, con 45 años y tres hijos, Mariela es una sexóloga comprometida con los derechos de los homosexuales y transexuales, dirige en Centro Nacional de Educación Sexual (CENESEX), escribe libros sobre la pubertad y admira enormemente a Roberto Benigni: «Le adoro, su película La vida es bella, pero a él también como persona. Me gustaría que le llegase este mensaje…». Mientras espera la respuesta tiene pensado ir al cine a ver Caos Calmo: en su lista de preferidos también está Nanni Moretti, «en La habitación del hijo lloré como si el hijo fuese mío…».
Su segundo marido es un fotógrafo de Palermo («Pero los italianos y los cubanos son igual de machistas —ríe—, es la misma cultura latina…»), de modo que Mariela se encuentra en Italia como en casa: «Ah, el David de Miguel Ángel… Me gustaría que el socialismo cubano fuese como el Renacimiento, un renacimiento en todos los sentidos: es lo que le ha faltado a la experiencia del socialismo…». Su última oportunidad para cruzar el mar y aterrizar ayer en Milán ha sido la Feria Internacional del Libro para Jóvenes que se inaugura el 31 en Bolonia, donde va a presentar Cosa succede nella pubertà? [¿Qué nos pasa en la pubertad?, traducido al italiano por Bianca Pitzorno].
¿A qué se debe su interés por estos temas?
En la Facultad de Pedagogía me ocupaba de la edad preescolar. Mi madre [Vilma Espín, pionera de los derechos de las mujeres, muerta en 2007] llevaba tiempo haciendo un trabajo sobre educación sexual. Poco a poco me fui interesando yo también.
Con el CENESEX ha logrado conquistas que también reclaman varias asociaciones italianas, como los tratamientos hormonales a cargo de la sanidad pública. ¿Tropezó con muchos obstáculos? ¿Se puede decir que Cuba es un país homofóbico?
Yo diría que en Cuba hay una homofobia blanda, no agresiva, no se dan casos de asesinatos o palizas a gays, como sucede en Europa o en USA. Es verdad que hubo un periodo difícil en los años sesenta y setenta, pero entonces existía un rechazo a la homosexualidad en todo el mundo. Luego, a partir del trabajo sobre los derechos de las mujeres, se llegó a reconocer también la orientación sexual diferente.
¿Qué piensa su padre de su actividad? ¿Le da consejos?
Hace muchos años, en un congreso de las mujeres cubanas, mi padre dijo públicamente que mi madre le había ayudado mucho a cambiar de mentalidad. Y que yo también le había ayudado… Siempre me dice que haga las cosas como mamá: con cuidado, con respeto, con delicadeza. Sin rupturas. Así lo he hecho.
¿Qué presidente será su padre? Visto desde Europa, comparado con su hermano, parece que está dando señales de apertura. En su discurso de investidura, el pasado 24 de febrero, aludió a la reforma monetaria y a la supresión de muchas prohibiciones…
En Cuba los cambios empezaron en enero del 59 y Europa no se entera. Cuba es un país en revolución, en cambio constante. Las transformaciones de este periodo no dependen del cambio de presidente, Fidel sigue siendo el comandante y todas las decisiones se toman con él.
De todos modos son dos dirigentes distintos…
Claro, tienen personalidades distintas. Fidel pronuncia discursos largos, profundos, filosóficos. Mi padre es más expeditivo, los discursos largos le ponen nervioso. Fidel siempre tiene presente el objetivo final, no pierde jamás la visión estratégica. Papá la transforma en realidad palpable, en pasos diarios. Son complementarios.
Desde la enfermedad de Fidel, en julio de 2006, parece que se ha abierto un abanico de opiniones distintas. ¿Se está abriendo el país a las críticas?
¡Pero si los cubanos somos muy críticos con Cuba! ¡No es verdad que no haya libertad de expresión! Quizá sí, ahora más que antes, la gente piensa que su opinión merece ser escuchada, y habla. Yo también considero que son derechos constitucionales poder ir a un hotel [como había reclamado, con escándalo, un estudiante universitario ante el presidente del parlamento Alarcón, nota de la redacción], poder comprar computadoras y aparatos electrónicos, suprimir el permiso de salida, resolver el problema de la doble moneda… Lo importante es que en Cuba hay voluntad política de reconocer los errores y avanzar sin perder de vista al ser humano ni sus necesidades. El espacio para discutir y hacer propuestas existe, en el marco del socialismo. La mayoría de los cubanos quieren que se mantenga el socialismo, pero que se gestione mejor. Como cualquier país, debemos encontrar nuestro camino.
Fuente: http://www.corriere.it/esteri/08_marzo_27/coppola_88021054-fbcd-11dc-9a60-00144f486ba6.shtml
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=65339